Coalizione - Gli xenofobi sono alleati con i conservatori
Norvegia, voto choc: il partito di Breivik
verso il governo
Schiaffo ai laburisti, vince la destra
«Ho lavorato duro per dare ai conservatori una nuova piattaforma» dice Erna, l'inflessibile «Merkel del Nord» che ha incentrato il suo progetto su taglio delle tasse, innovazione, competitività e ha accettato il rischio di una pragmatica apertura ai populisti di Siv. Con tre quarti dei seggi scrutinati, il blocco di centro-destra formato da conservatori, Partito del Progresso, liberali e cristiano-democratici conquista una maggioranza di 96 seggi su 169. Nei prossimi giorni saranno da definire gli equilibri di una coalizione dalla quale, dichiara Solberg, non sarà più possibile escludere la formazione della Jensen. Non sarà facile per Erna, decisa a costruire «un ponte» tra il centro e la destra populista, concordare una strategia di governo con Siv. L'alleanza necessaria a battere il centro-sinistra dovrà superare divergenze inconciliabili emerse già prima del voto, ad esempio sui campi per richiedenti asilo proposti dal Partito del Progresso. L'ultima speranza per i laburisti, primo partito, è che i rivali non trovino un accordo.
Voto choc, la Norvegia vira a destra
Rcd
Dopo Utoya, il partito ha condannato senz'appello la peggiore strage sul suolo norvegese dalla Seconda guerra mondiale, rimosso i dirigenti più controversi, abbassato i toni sull'immigrazione e spostato il focus sulle riforme economiche e sul ridimensionamento del ruolo dello Stato. «Siamo un partito liberale» ripete Jensen, che ha sempre respinto l'etichetta di leader «populista», «a meno che populista non significhi risolvere i problemi quotidiani della popolazione«. Tra le sue proposte, la revisione della regola d'oro che stabilisce un tetto del 4% oltre il quale è proibito attingere al Fondo petrolifero sovrano da 750 miliardi di dollari, un limite per proteggere una ricchezza destinata alle generazioni future. Anche Erna Solberg ha puntato sul Fondo, proponendo di modificarne l'assetto amministrativo, curato sin dal 1996 da un ramo della Banca centrale norvegese: l'idea è assegnare settori diversi del Fondo a più soggetti, per favorire un management competitivo. Il nuovo governo sarà chiamato a un ripensamento complessivo di un sistema economico troppo dipendente dalle pur immense riserve petrolifere.
In lista con i laburisti, anche 33 sopravvissuti di Utoya che su quell'esperienza hanno fondato un rinnovato impegno politico, «la generazione 22 luglio».