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L'intervista

Montezemolo: «La Ferrari viene prima .Alonso lo ha capito, il futuro sarà con lui»

Il presidente detta la linea: «Lottare fino all'ultimo, credere nella rimonta». E attende il rilancio da Spa e Monza

L'intervista

Montezemolo: «La Ferrari viene prima .Alonso lo ha capito, il futuro sarà con lui»

Il presidente detta la linea: «Lottare fino all'ultimo, credere nella rimonta». E attende il rilancio da Spa e Monza

Luca di Montezemolo con Fernando AlonsoLuca di Montezemolo con Fernando Alonso

Nel lunedì triste post Ungheria, così generoso quanto ad amarezze e così avaro quanto a gioie, Luca di Montezemolo è intervenuto mettendo in riga Fernando Alonso, un po' troppo parolaio, e ammonendo la squadra tutta (dal capo Stefano Domenicali all'ultimo tecnico vestito di rosso), troppo poco competitiva per i suoi gusti e per quei milioni di tifosi sparsi per il mondo. «Mai dimenticarsi di loro, dei nostri tifosi, meritano rispetto, quindi soddisfazioni. Dobbiamo lavorare per la Ferrari e per loro». Un pensiero che accompagna sempre Montezemolo, le cui chiavi di lettura, soprattutto nei momenti delicati, sono poche ma chiare: «Ferrari, squadra, unità, attributi e lavoro».

I PILOTI PASSANO, LA FERRARI RESTA - Semplice, no? Anche perché in questi 23 anni di Ferrari griffati Montezemolo quella cinquina di valori è uscita spesso sulla ruota di Maranello, segnando la storia della F1. Un dato interessante: contando solo i Mondiali vinti da presidente, ne ha al suo attivo ben 14 tra piloti e costruttori. «Dev'essere chiaro - scende in pista Montezemolo - che a me interessa la Ferrari. Di piloti ne abbiamo avuti tanti, alcuni grandi, grandissimi, ma i piloti passano mentre la Ferrari resta». Fernando Alonso, che fa parte di quei «grandi-grandissimi», è avvertito: senza polemica, con tanta serenità, ma anche con tanta fermezza. Siccome è intelligente rifletterà e imparerà la lezione. «Fernando è un grande pilota, lo capisco, è un po' come me: lui vuole vincere. Deve solo ricordarsi che si vince e si perde tutti insieme e la Ferrari da parte sua deve dargli una monoposto in grado di partire dalle prime due file».

Lei lo «capisce», d'accordo, ma lo ha messo sull'attenti. Le sue parole, presidente, sono state dure e oggi le ribadisce. «Andiamo per ordine. A me non sta bene vedere una macchina non competitiva. Per questo sono intervenuto, anche se non mi piace mai prevaricare sui miei uomini. Però, dovevo farlo. Ma come?, eravamo partiti così bene, avevamo iniziato il Mondiale con una macchina molto competitiva, giudicata forse la migliore. Ma è accaduto qualcosa, invece di fare dei passi avanti siamo andati indietro. Quindi l'atteggiamento giusto, che pretendo d'ora in poi, è il seguente: capire gli errori, risolverli, dopo questa attenta analisi sviluppare la macchina nella direzione giusta. Giù a testa bassa in questo girone di ritorno, definisco così questa seconda fase che inizierà dopo la pausa, pausa che non mi piace, ma di cui dobbiamo prendere atto».

Sia sincero, presidente, ma lei ci crede alla rimonta? «Ci credo per due motivi. Primo: il nostro Dna, quello della Ferrari e mio, ha una caratteristica, quella di non arrendersi mai. Dovremo riprendere quel cammino interrotto a Barcellona. Possiamo farcela. Secondo: Spa e Monza sono due circuiti che potrebbero assecondare le caratteristiche della nostra macchina. Sì, ci sono le condizioni per dare un forte segnale di ripresa e poi mi aspetto risultati dai tecnici, che devono dimostrare il loro valore. Poi non dimentichiamoci per favore che lo scorso anno all'ultima gara Alonso per alcuni giri era virtualmente campione del mondo guidando una Ferrari, non un'altra macchina, a conferma che questa squadra sa essere competitiva».

Torniamo al nostro uomo: Fernando Alonso. Cosa significa avere in squadra un pilota come lui? «Fernando ha dato molto in questi anni. Ripeto, la sua delusione, nata soprattutto dopo Silverstone, dove tutti noi pensavamo di essere più competitivi, è comprensibile. Ma certi atteggiamenti, alcune parole, certi sfoghi, non mi sono piaciuti. E l'ho detto...».

Con forza, una durezza che ha sorpreso. «Ho ricordato a tutti, piloti compresi, che la Ferrari viene prima di ogni altra cosa, la priorità è la squadra. Un po' una mossa da padre di famiglia che ha ricordato il rispetto di certe regole della famiglia: la prego di sottolineare il concetto, il valore di famiglia».

Fatto. Ma non è che Alonso abbia dei cattivi consiglieri? Un nome? Flavio Briatore, che da anni accompagna la carriera del pilota spagnolo. «Lui no, lo escludo nel modo più assoluto. Ma il discorso è chiuso qui, guardiamo avanti».

Tocchiamo una nota dolente: Felipe Massa. Per il brasiliano non c'è più spazio nella Ferrari del futuro? «Felipe è un pilota veloce e un ottimo ragazzo. Ma con lui nei giorni scorsi siamo stati chiari: sia noi che lui abbiamo bisogno di risultati e punti. Poi a un certo momento ci guarderemo negli occhi e decideremo cosa fare».

Per il 2014 si parla di Hulkenberg, Bianchi, Raikkonen, Di Resta... «Ogni anno in questo periodo è la stessa musica, con una lista più o meno attendibile di successori. È prematuro fare questi discorsi».

Stefano Domenicali, il capo, deve stare tranquillo? «Stefano è nato con noi e con noi è cresciuto sotto ogni aspetto manageriale. Ma da uomo di sport sa che ha bisogno di risultati. Comunque, quando si parla di Domenicali, regna sovrana una verità: sotto la sua gestione abbiamo vinto un titolo mondiale costruttori e siamo arrivati vicinissimi a tre titoli piloti. Di questi, almeno due avremmo potuto tranquillamente conquistarli e il giudizio della gente su Domenicali adesso sarebbe ben diverso. Una cosa gli ricordo spesso: deve tirare fuori il massimo da ogni uomo della sua organizzazione, non accontentarsi mai, e se necessario prendere anche decisioni drastiche e dolorose».

Il presidente della Ferrari può invidiare qualcosa alla Red Bull? «Sono abbastanza vecchio di F1, la vivo dagli anni 70, per non dover invidiare niente a nessuno. Con i regolamenti attuali che privilegiano l'aerodinamica la Red Bull è stata brava, avendo un grande progettista, Adrian Newey, a sfruttare al meglio tutti gli aspetti regolamentari. Apro una parentesi: aspetti regolamentari per me sbagliati, quindi da cambiare. Per fortuna per il futuro le modifiche auspicate ci saranno. Noi non facciamo bibite, e lo dico con tutto il rispetto immaginabile per chi fa bibite. Non siamo sponsor, ma progettiamo e produciamo macchine di altissimo livello. Rimarremo in F1 fino a quando la considererò un centro di ricerca avanzata, di altissima tecnologia, funzionale a una grande azienda come la Ferrari, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. La F1 deve anche essere uno sport pulito, senza trucchi come quelli che abbiamo sopportato in questi anni».

Ottimista per il futuro? «Dalla prossima stagione sarà una F1 completamente diversa, finalmente meno dipendente dall'aerodinamica. Io faccio macchine, non aerei. Avremo finalmente dei test e non delle buffonate come quelle andate in scena quest'anno, con una squadra che ha fatto test illegali e non ne ha pagato le giuste conseguenze, e qui mi sarei aspettato più chiarezza e coraggio da parte della Federazione. D'altra parte i benefici ottenuti dalla squadra che ha fatto i test segreti e vietati sono sotto gli occhi di tutti: prima non aveva vinto un solo Gran Premio, dopo i test ha collezionato tre vittorie su cinque gare. Sono questi gli episodi, gravi, che tolgono credibilità alla F1 e che alterano il campionato».

Siamo vicini al dopo-Ecclestone? «Prima o poi arriva sempre il passaggio generazionale. Non siamo lontani dal dopo Ecclestone per ragioni anagrafiche. E del resto non ne voglio parlare. Dovremo programmare un nuovo ciclo, in grado di affrontare le urgenze e le necessità di una nuova F1».

Ma ancora un uomo solo al comando? «Ritengo che si possa affidare la gestione di questo sport, che non è solo uno show, ricordiamocelo tutti, a un gruppo di uomini aperti al nuovo, che sappiano sì di corse, ma anche di marketing, di comunicazione, attenti e sensibili alle esigenze degli appassionati, quelli che vengono ai circuiti, pagando quindi il biglietto, e quelli che stanno davanti alla tv, capaci di coinvolgere gli sponsor e non allontanarli. Attenzione però, non voglio discussioni con Ecclestone, le ho avute anche in un recente passato, perché era stato troppo loquace sulla Ferrari, mentre è caduto in un improvviso mutismo nel caso dei test illegali che ha coinvolto la Mercedes. Conosco pregi e difetti di Bernie, ma sia ben chiara una cosa: quello che ha fatto Ecclestone per la F1 non lo farà nessun altro».

Capitolo Jean Todt, presidente della Federazione internazionale dopo una vita felice passata alla Ferrari. È altrettanta felice la sua gestione della Fia? «Da noi, a capo della squadra corse ha lavorato non bene, ma benissimo. In Federazione fa un altro mestiere. Non è facile. Ha ereditato da Max Mosley un'istituzione divisa, piena di tensioni. Il suo è un mandato politico, ha bisogno di quel consenso che gli permetta di mettere e fare chiarezza, anche regolamentare, in un mondo così complesso come la F1».

Il futuro della Ferrari si chiama anche James Allison, il progettista che arriva dalla Lotus. Cosa significa il suo ingaggio? «È un tecnico di primissimo ordine che si integrerà molto bene nell'organizzazione diversa, studiata da Stefano Domenicali. Lavorerà insieme con Pat Fry. Credo che uno dei punti deboli sia stata la mancanza di creatività, non adeguata a quei regolamenti di cui abbiamo parlato. Conosce la Ferrari, i suoi uomini, si integra con Alonso. Farà bene».

Presente-futuro della F1 condizionati molto dalle gomme. Non è una dipendenza esagerata? «È vero, dipendiamo un po' troppo dalle gomme, ma intanto si deve riconoscere alla Pirelli un grande coraggio e capacità. E come italiani dobbiamo sentirci orgogliosi dell'impegno di una nostra grande azienda in F1».

D'accordo, ma lei è stato polemico per questo frenetico balletto sulle gomme... «Nessuna polemica, ho solo precisato che non ritengo giusto cambiare a metà stagione la tipologia delle gomme per monoposto progettate e sviluppate con pneumatici diversi, questo è un altro elemento che contribuisce ad alterare i valori. E non sia mai che per la prossima stagione, già avviata negli studi e nella preparazione, ci siano ulteriori cambiamenti. Occorre chiarezza».

Vettel sta mandando dei segnali alla Ferrari. C'è un domani in rosso per il fuoriclasse tedesco? «Prima o poi tutti i grandi piloti mandano dei messaggi alla Ferrari, un sogno da realizzare per ogni campione. Lo fece anche Ayrton Senna. Io ho tanti problemi, ma non certo quello del pilota del futuro. Fernando Alonso è un grandissimo, l'ho già detto. L'ha dimostrato e lo dimostrerà ancora. Da subito».

Coltello tra i denti a cominciare da Spa, 25 agosto. Sarà rimonta? ©

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Daniele Dallera
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